Alcune considerazioni di fine isolamento.

Alcune considerazioni di fine isolamento.
La nostra lotta non è finita e non dipende dal Covid.
Spieghiamone i perchè.

Negli ultimi tre mesi o quasi il dibattito pubblico è stato monopolizzato dalla questione Covid e le sue ricadute in ambito economico. Noi non abbiamo potuto scendere in strada come ormai da due anni facevamo ogni mese con il Mercatà, il mercato delle autoproduzioni alimentari e artigianali a Taranto. Abbiamo taciuto, sgomenti, abbiamo forse anche avuto paura per noi o i nostri cari, abbiamo letto, guardato, ascoltato. I contadini hanno lavorato: per assicurarsi i raccolti futuri perchè come si dice chi semina raccoglie, prima o poi. Ma ora è tempo di bilanci, di aprire il dibattito e di darsi da fare. Senza dimenticare, perchè nulla torni come prima.
Ricordiamo i tagli alla sanità pubblica mentre le spese militari, di contro, restano enormi e intoccabili. Torniamo a parlare delle migliaia di morti a causa dell’inquinamento; dell’emergenza tarantina – sanitaria, occupazionale, umana – che è diventata invece già “normalità”. Vogliamo denunciare i danni provocati da un sistema economico e produttivo industriale, che inquina corpi e ambiente, che dà lavoro ma senza tutele, che magari sfama ma non nutre, che promette e non mantiene, che fa crescere il p.i.l. mentre calano i servizi alla persona, e così via.
A questa nuova ennesima crisi rilanciamo azioni e pratiche di autodeterminazione e aiuto reciproco nella convinzione che per migliorare la vita di tutte e tutti servono solidarietà e partecipazione, non l’isolamento. Dobbiamo ripensare l’economia, la distribuzione dei beni, la redistribuzione della ricchezza prodotta, rivoluzionando anche il rapporto con l’ambiente che ci ospita.
Ci rifacciamo idealmente alla società di mutuo soccorso di più di un secolo fa e alle cooperative di produzione e consumo, ma anche alla realtà attuale dei Gruppi di Acquisto Solidale, ad esempio.
Le questioni sanitarie possono essere approcciate da diverse angolature. Pensiamo che se si tratta di salute allora dobbiamo occuparci prioritariamente anche della nostra alimentazione. Sana significa naturale, biologica, che sostenga le nostre difese immunitarie, mentre oggi con il cibo industriale immettiamo nel nostro corpo sostanze nocive, facendoci anche complici involontari dell’avvelenamento dell’ecosistema.
E’ ormai provato scientificamente che il nostro modo di vivere (cioè di produrre e consumare) avvelena in vari modi l’ambiente in cui viviamo – l’aria, il suolo, l’acqua – e così avveleniamo noi stessi e i nostri figli. Il comfort raggiunto nel Ventesimo secolo lascia in realtà alle generazioni future un’eredità devastante.
Dobbiamo fare una rivoluzione che scardini il modello di produzione industriale qui e ora.
Il nostro contributo parte dalla produzione alimentare e artigiana e da relazioni paritarie fra le persone.

MercaTà – il Mercato dell’Autoproduzione Alimentare ed Artigianale di Taranto